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Carlo Besson: possiamo rilanciare la nostra valle

Abbiamo incontrato Carlo nel suo negozio di articoli sportivi a Sauze d’Oulx. Nello scorso numero di Alta Valsusa abbiamo pubblicato la prima parte dell’intervista. Nel nostro incontro Carlo ci ha offerto suggestioni per il futuro e preziosi suggerimenti che riguardano un territorio pieno di qualità e da rilanciare.

Ecco la seconda parte dell’interessante conversazione.

 

Che tipo di lavoro si potrebbe fare ad esempio per attrarre i turisti grazie alla grande disponibilità di itinerari che abbiamo? Quelli percorribili in tutte le varie discipline (sci in pista, sci escursionismo, sci alpinismo, ciaspole, mtb, e-bike, bici strada, trekking, etc)

Innanzitutto avere un team di professionisti che accompagnino.
Ma non sparpagliati senza coordinamento. Riuniti in un progetto collettivo. Dove seppur da professionisti indipendenti, vi sia un sistema comune di promozione, prenotazione, standard qualitativo, filosofia di approccio, con programmi chiari. Abbiamo un patrimonio incredibile di itinerari, che per me sono anche quelli sulle piste di sci. Dobbiamo saperlo usare con intelligenza. Non si possono solo pubblicare e distribuire mappe, dare indicazioni negli uffici del turismo. Servono i professionisti che accompagnano riuniti dentro un’organizzazione. Sono indispensabili per far fare esperienze complete, trovare le deviazioni lungo i tracciati, programmare bene tutto, muoversi agevolmente e in sicurezza.

Ti ho sentito ricordare diverse manifestazioni del passato, fra queste una di quelle che ebbe più successo, la Via dei Saraceni in mountain bike. Si riesce a rivisitarla e organizzarla di nuovo? Magari non competitiva, stile raduno o evento…

“I have a dream”…. magari! E’ una delle cose che mi ha fatto più male rispetto alle manifestazioni che abbiamo perso. Un evento pionieristico che doveva assolutamente continuare. E’ iniziata quando le mountain bike si chiamavano in Italia ancora rampichini… rendiamoci conto. Siamo riusciti a far arrivare 7.000 persone, e ancora di più fra accompagnatori e famiglie al seguito. Non so se riusciremo in quella forma. Ma certamente è indispensabile far partire le stagioni estive con un evento che abbia grande portata. In termini generali: iscritti, pubblico, sponsor, risonanza mediatica. Così come è necessario aprire le stagioni invernali con un grande evento. Non basta che mettiamo gli striscioni ringraziando ad esempio Matteo Eydallin, il nostro campione di scialpinismo. Serve che costruiamo molto di più intorno a queste figure.

Da tempo sponsorizzi Matteo. Perché?

Molto semplice. Da troppo tempo ero stufo di vedere sul suo casco il logo della Valle d’Aosta! E siccome a nessuno qui l’assurdità era evidente, ho pensato a una specie di provocazione, magari così ci interroghiamo. Investo molto volentieri quei soldi. E’ poi Matteo è un bel personaggio, ha personalità, non è solo un atleta.

Potrebbe essere il perno per un grande evento alle porte dell’inverno?

Ma certamente! Poi si può cercare una figura nota che sia riferimento carismatico per un evento estivo. Ad esempio nella mountain bike Andrea Tiberi, che ora ha smesso di correre. Guardiamo la grande risonanza che ha avuto ad esempio la Luc Alphand, gran fondo di bici da strada organizzata per tanti anni a Serre Chevalier. Un personaggio noto dello sport fa da traino e dietro si costruisce l’evento popolare.
Lo sviluppo di quest’idea potrebbe creare una catena di eventi ispirati ai tanti nomi che nello sport hanno rappresentato la nostra valle.
Del passato (pensiamo ad esempio a Piero Gros) e del presente.
Mattia Casse, Giovanni Borsotti, Matteo Marsaglia e sua sorella Francesca, per restare solo nello sci alpino. Dobbiamo pensare di nuovo in grande, dobbiamo scuoterci.

Come facciamo a riguadagnare stima e fiducia verso il nostro territorio e verso noi stessi?

Guarda, ci vuole poco alle volte. Se penso che gli scandinavi, senza che noi facciamo nulla, quando arrivano da me in negozio mi chiedono ancora se è questo il paese dove è nato e vive Piero Gros… passati tutti questi anni. E poi diventano matti quando vedono appesa la mia foto con Stenmark, alla fine di quella gara dove arrivai secondo dietro di lui, vincendo una manche a testa. Cosa vuol dire? Che abbiamo un bagaglio, anche importante, che in giro per il mondo lo sanno! Però non lo stiamo più valorizzando. E ci vorrebbe poco, appunto. Senza contare altre decine di idee che si potrebbero avere. Non dobbiamo disperare.

Quindi diventa strategico riprendere a inviare messaggi, fare comunicazione?

Certamente si! Guardiamo alla mancanza di comunicazione che abbiamo ad esempio con Parigi, con Milano, il nord Europa.
Siamo super collegati, treni super veloci, TGV, autostrada, tunnel internazionale, aeroporto. Dobbiamo saper sfruttare questo elevato potenziale. Abbiamo bellissime montagne, belle cose da poterci fare, ottimi collegamenti con l’Europa intera. Facciamo comunicazione, andiamo a bussare alle porte giuste. I risultati arriveranno.

 

 

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